SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI 

Anno C – Atti 12, 1-11; 2Timoteo 4, 6-8.17-18; Matteo 16, 13-19 

PIETRO, ICONA DELLA PASSIONE DAMORE DI CRISTO 

Giancarlo Bruni O.S.M., in Il suonatore di flauto, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte  (BG) pag. 213-214; Santi Pietro e Paolo Apostoli, Anno C 

  1. La nostra attenzione verte sulla figura di  Pietro secondo la testimonianza della pagina degli  Atti. Luca, sorretto da una grande capacità  narrativa, rilegge l’episodio della liberazione di  Pietro dal carcere alla luce dell’evento della  passione e risurrezione di Gesù. Volutamente a  sottolineare il carattere iconico della pasqua di  Pietro: il suo arresto-discesa nella cella carceraria,  il suo alzarsi-uscire, il suo mandare a riferire  ricalcano e rimandano alla cattura-morte deposizione nel sepolcro-discesa agli inferi-uscita  dal sepolcro, ruolo di guida di Gesù il crocifisso risorto. La testimonianza petrina a Cristo perviene  così al suo apice, non solo attraverso la parola dei  suoi discorsi riferiti nella prima parte degli Atti,  non solo attraverso i gesti di guarigione riportati  dagli Atti, ma altresì attraverso la passione patita  nel suo corpo.  
  2. Parola, gesti e martirio come testimonianza  che rinvia alla “Parola fatta prassi e sangue” di  nome Cristo. In Pietro il Signore continua a tarsi  discorso, azione e dono di sé all’uomo; e il  Signore a Pietro si fa risurrezione, uscita dalla  prigione della morte; e in Pietro è data alla chiesa  una chiara intelligenza di che cosa significhi  martirio. Martire è il testimone fedele del dire, del  fare e del morire del Testimone fedele  (Apocalisse 1, 5).  

Pietro è lucida consapevolezza di sapersi un  “tu” che nella libertà è felice di farsi soggetto  tramite cui il Tu amato, di nome Cristo, è reso  contemporaneo a ogni creatura come buona  notizia di Dio. D’altronde per qualcuno e per  qualcosa bisogna vivere: il testimone cristiano  vive totalmente per il Signore presso gli altri,  finalmente libero dall’insopportabile noia della  preoccupazione di sé; un totalmente declinato con la bocca, con la mano aperta e con un corpo  offerto con dedizione a chi lo uccide.  

  1. Pietro, in questa prospettiva, sottolinea, a  scanso di equivoci, che la roccia di fondazione su  cui poggia la chiesa è Cristo e solo Cristo  (1Corinzi 3, 11), chiesa che solo lo Spirito fa  divenire casa, è davvero pietra di costruzione  dell’edificio chiesa. Pietra è la sua confessione di  fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»  (Matteo 16, 16), pietra è la sua testimonianza data  a Cristo: «Quando sarai vecchio tenderai le tue  mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non  vuoi. Questo disse per indicare con quale morte  avrebbe glorificato Dio» (Giovanni 21, 18-19). 

Chiesa fondata su questa pietra è là ove Gesù è  proclamato “Signore e messia”, la confessione  cristologica petrina di Atti 2, 36, e ove la sua  parola, il suo atto d’amore e il dono senza riserve  di sé è fatto testimonianza in perdoni mai  conclusi.

Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.

Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).