Epifania del Signore
Anno B – Is 60, 1-6; Eb 3, 2-6; Mt 2, 1-12
LA TRIPLICE EPIFANIA
Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte (BG) pag. 37-39; Epifania del Signore, Anno B
- I magi sono l’icona dell’homo viator, di Abramo che esce dalla sua terra verso un paese che gli verrà indicato, di Israele verso una terra promessa, di popoli verso una città di luce (cf. Isaia 60, 1-6), di ogni creatura alla ricerca di qualcosa e di qualcuno che dischiuda l’esistere al senso, la patria desiderata verso cui tende più o meno consapevolmente ogni nato sotto il sole. Nascere al senso.
- Un viaggio notturno in compagnia di stelle – la scienza, la filosofia, le scritture religiose – guide alla risalita alle sorgenti del senso che dimora in ognuno e che può rendersi compiutamente visibile a ciascuno in un Tu simultaneamente al di fuori di ognuno e interno a ciascuno e in luoghi i più singolari, come la casa di una giovane madre. Questa l’esperienza dei magi, il cammino verso la luce per un nuovo cammino nella luce, per un ritorno diverso al quotidiano, l’«altra strada» (Matteo 2, 12) da quella di Erode, lo spegnere luce, vita, e i portatori di luce, di vita, per seminare cammin facendo luce e vita sulle orme dell’incontrato che è passato facendo il bene (cf. Atti 10, 38). Non tutti gli incontri si equivalgono, alcuni sono immediatamente percepiti e recepiti come eventi di grazia nel loro introdurre in significativi orizzonti di senso, tali da generare uno stile di vita aperto, alla gioia (cf. Luca 2, 10), al canto (cf. Luca 2, 14) e alla lode (cf. Luca 1, 46-55; 2, 20). Incontri di grazia, di estasi e di pienezza nonostante tutto. Tra questi, quello con Gesù è stato e continua a essere per molti unico e singolare; il suo manifestarsi, che non conosce limiti di luogo e di tempo (cf. Ebrei 13, 8), coincide con il manifestarsi del suo Dio come Padre di eterno amore e con il manifestare l’uomo a se stesso a partire dalla paternità materna di Dio: l’uomo è incondizionatamente l’amato, l’uomo è l’inviato ad amare incondizionatamente, l’uomo è l’atteso per sempre da Dio amore.
Epifania, dunque, al contempo manifestazione di Gesù alle genti quale inviato regale – oro, divino; incenso, amante fino alla croce; mirra, a rivelare il suo Dio come buona notizia (cf. Marco 1, 14), dolce musica (cf. Matteo 11, 17) e peso leggero (cf. Matteo 11, 28-30) per tutti e per ciascuno – e inviato a rivelare l’uomo a se stesso, come guardato bene e mandato a prolungare su tutti e su ciascuno lo sguardo amante, ricco di fiducia e pieno di speranza di Dio in Cristo. La triplice epifania di Gesù e in lui di Dio come agápe e dell’uomo come amato, come inviato ad amare e come atteso sulla falsariga di lui l’Amato (cf. Matteo 3, 17), il Mandato (cf. Luca 4, 18) e l’Atteso (cf. Giovanni 14, 28). Un lui, il Cristo, che ai viandanti in cerca del loro nome, del loro compito e del loro approdo, quelli reali e nascosti, si mostra, tra l’altro, attraverso i suoi discepoli di ieri, di oggi e di domani. Discepoli che in Maria, nella casa e nella stella di cui parla il Vangelo leggono se stessi, il luogo dove la Luce può essere incontrata nella gioia (cf. Matteo 2, 10-11).
- È pertanto urgente la ricomprensione della chiesa e di ciascun battezzato in termini di “luogo dell’apparizione”, cristofanie attraverso cui il Cristo continua a farsi presenza per dire a ciascuno: figlio di dilezione è il tuo nome, amare come il Padre ti ama in me è il tuo compito, atteso da chi ti prepara un posto è il tuo futuro.