Natale del Signore 

Anno C – Giovanni 1, 1-18; Luca 2, 16-21; Matteo 2, 1-12 

LA PASSIONE D’AMORE SI È FATTA CARNE 

Giancarlo Bruni O.S.M., in Il suonatore di flauto, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte  (BG) pag. 23-25; Natale del Signore, Anno C 

Se egli è disceso sulla terra, è per compassione per il  genere umano. Sì, egli ha sofferto le nostre sofferenze  prima anche di aver sofferto la croce, prima di aver  assunto la nostra carne. Perché, se egli non avesse  sofferto, non sarebbe venuto a condividere con noi la vita  umana. Prima ha sofferto, poi è disceso. Ma qual è  questa passione che egli ha sentito per noi? 
È la passione d’amore. 

Questo testo di Origene è la spiegazione più  chiara del mistero del Natale, una venuta  unicamente comprensibile nell’orizzonte  dell’amore. Chi ama soffre e Dio che è amore  patisce nel vedere il dolore del mondo, una  passione d’amore che lo spinge nel Figlio, nel suo  libero «eccomi» (Ebrei 10, 5-10), a condividere la  condizione degli amati nella forma fragile, debole  e mortale degli amati. 

A questa placida contemplazione ci immergono  le letture della notte (Isaia 9, 1-3.5-6; Tito 2, 11- 14; Luca 2, 1-14), dell’aurora (Isaia 62, 11-12;  Tito 3, 4-7; Luca 2, 15-20) e del giorno (Isaia 52,  7-10; Ebrei 1, 1-6; Giovanni 1, 1-18) delle messe  di Natale Ascoltiamo: «È apparsa la grazia di Dio»  (Tito 2, 11), «la bontà di Dio…» e «il suo amore  per gli uomini» (Tito 3, 4) in un indifeso bambino  che nasce fuori casa, al margine (Luca 2, 7);  bambino che a occhi veggenti è donato come  «salvatore» (Luca 2, 11), come Verbo fatto carne  (Giovanni 1, 14) e come «irradiazione» e  «impronta» della sostanziale verità di Dio (Ebrei 1, 3), che consiste nell’essere dedizione  incondizionata all’uomo nella mitezza, nell’umiltà  (Matteo 11, 29) e nella spoliazione di sé fino a  morirne (Filippesi 2, 6-8). 

Davvero la nascita di Gesù è l’“oggi” di una  buona notizia motivo di esultanza, quella  annunciata ai pastori a cui dobbiamo identificarci: 

L’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una  grande gioia […]: oggi […] è nato per voi un salvatore.  Questo per voi è il segno: troverete un bambino avvolto  in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Luca 2, 10-12). 

E il loro trovare diventa iniziazione a una  ineffabile e stupita conoscenza, tradotta in  racconto che genera meraviglia e allegrezza (Luca 2, 15-18): Dio in quel bambino inerme si narra  come passione d’amore per l’uomo, all’uomo  redenzione, in forma estremamente debole, corpo  di un neonato che crescendo diverrà il corpo di un  braccato, che non ha dove posare il capo, poi il  corpo di un crocifisso e infine di un risorto. E  nella rivelazione di questa immagine alta e pura di  Dio sta la ragione prima della venuta del Figlio:  divenire nella sua umanissima e fragile carne il  luogo dell’apparizione del Padre. Umanissima e  fragile carne, nella quale al contempo è dato  all’uomo di contemplare la propria indicibile  verità, a immagine del Figlio, nascere a dimora del  Padre, riflesso della sua cura per ogni creatura in  forma povera. In quel neonato Dio si manifesta  per quello che è e l’uomo è manifestato a sé stesso  per quello che deve essere. 

Che fare? Non resta, al pari dei pastori, che  raccontare queste gioiose notizie, glorificando e  lodando Dio per ciò che ai nostri orecchi e ai  nostri occhi è stato dato di udire e vedere (Luca 2,  17. 20). Non resta, al pari di Maria, che serbare  tutte queste cose in un cuore di meditazione (Luca 2, 19), inneggiando a Dio con gli angeli e  attraversando il giorno dato a vivere da figli della  pace (Luca 2, 14), in armonia con il cielo e con la  terra. 

A Natale, il Dio della pace attraverso Cristo,  nostra pace, genera al mondo uomini che  camminano in vie di pace.

Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.

Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).