II Domenica dopo Natale
Anno C – Siracide 24, 1-2.8-12; Efesini 1, 3-6.15-18; Giovanni 1, 1-18
MA TU CHI SEI?
Giancarlo Bruni O.S.M., in Il suonatore di flauto, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte (BG) pag. 33-35 – II dopo Natale, Anno C
1. Il Gesù della testimonianza apostolica, quello cioè della tradizione cristiana, è un singolare compagno di viaggio che cammin facendo dischiude a inattese prospettive circa il da dove dell’uomo, da Dio suo Padre, circa il perché dell’esserci dell’uomo, inviato da Dio suo Padre a compierne la volontà, e circa il verso dove dell’uomo, a Dio suo Padre. Di fatto egli dice dell’uomo ciò egli è: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre» (Giovanni 16, 28), venuto a adempierne la volontà: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Giovanni 4, 34). Ecco l’uomo nel quale l’uomo legge sé stesso (Giovanni 19, 5).
E spontanea sorge la domanda: ma tu chi sei per dire queste cose di te stesso e di noi?
Semplicemente un amico venuto da lontano, dal Padre, per svelarvi questi segreti (Giovanni 15, 15), per cui so di quel che parlo e testimonio ciò che ho veduto (Giovanni 3, 11). Un “tu” di nome Gesù, il cui mistero è stato affidato dai suoi amici, esemplificati nella figura di Giovanni il discepolo amato, a un inno posto come prologo all’intero quarto Vangelo e consegnato al nostro sguardo contemplativo. Inno che vuole semplicemente essere una testimonianza che fa memoria e annuncia ciò che il noi apostolico e della chiesa delle origini ha visto, udito, conosciuto e saputo del Gesù nato da Maria, una conoscenza frutto di occhi pentecostali e che porta a compimento scritture antiche sapienziali, ad esempio Siracide 24, profeti-che, ad esempio Isaia 55, 10-11, e rabbiniche.
2. Una visione che contempla il Gesù che nel tempo ha preso carne dalla carne di Maria come la Parola da sempre generata dal Padre, da sempre dimorante nel seno del Padre e da sempre rivolta verso il Padre nell’atteggiamento dell’ascolto (Giovanni 1, 1-2). Parola creatrice (Giovanni 1, 3), Parola di vita e di luce (Giovanni 1, 4) e Parola fatta carne (Giovanni 1, 14) venuta innanzitutto a raccontare all’uomo il «chi è Dio suo Padre per l’uomo» (Giovanni 1, 18). Un Dio amante dell’uomo (1Giovanni 4, 10), radicalmente al servizio dell’uomo (Giovanni 13, 1-17) e totalmente teso alla crescita dell’uomo come albero dal frutto abbondante, quello dell’amore (Giovanni 15, 12-17), l’unica cosa chiesta all’uomo. Parola davvero apportatrice di grazia e di verità (Giovanni 1, 17); senza di essa il nulla creazionale (Giovanni 1, 3), la non conoscenza del suo Dio (Giovanni 1, 18) e la non iniziazione dell’uomo al conoscersi secondo Dio, modellato sulla parola.
D’altronde a un Dio tutt’altro e tutt’oltre da noi, che voleva manifestarsi senza equivoci a noi, non restava che assumere forma umana capace di parola. È l’esperienza a insegnarcelo. Quando decidiamo di recidere una persona dalla nostra vita, ci limitiamo a non essere più parola a quella persona, un mutismo che la costituisce per noi un non esistente, e quando decidiamo di dare spazio a una persona nella nostra vita la guardiamo bene e la chiamiamo per nome: un parlare che la costituisce per noi un essere vivente.
In questa prospettiva Gesù da sempre è la parola attraverso cui il Padre guarda bene ogni creatura chiamandola a suo tempo a vita e a una vita luminosa, prolungamento cioè, nei confronti degli altri, del suo sguardo di bontà e del suo timbro di voce per non nominare invano il nome dell’uomo, di ogni uomo, amico e nemico, perché è del somigliante alla Parola non togliere la parola, cioè la vita, a nessuno. E vana è ogni parola che non arrechi vita e luce. Parola, ridiciamo, nella quale l’invisibile Iddio si è rivelato come dedizione senza misura e confini per l’uomo (Giovanni 1, 14-18), e nella quale l’uomo è stato rivelato a sé stesso come parola attraverso cui la Parola continua a farsi evento che genera vita e vita luminosa. Nel “tu chi sei” vengono simultaneamente detti la verità di Dio e il “chi è” dell’uomo.
3. La chiesa, da questo singolare compagno di viaggio manifestata a sé stessa come creata dalla Parola, sa per esperienza che tale Parola può essere non riconosciuta né accolta (Giovanni 1, 10-11), e altresì sa che quanti la accolgono diventano amici di una Parola che li invia a narrare i segreti da essa rivelati (Giovanni 15, 13), misteri che aprono a un esserci nella luce (Giovanni 1, 7-8): venuti dall’Amore per adempiere il comandamento dell’amore per poi ritornare all’Amore. Cose nascoste sin dalla fondazione del mondo a cui affidarsi in una resa avvolta di silenzio e di meraviglia.
Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.
Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).