I DOMENICA DOPO NATALE
Santa Famiglia
Anno B – Gen 15, 1-6; 21, 1-3; Eb 11, 8.11-12.17-19; Luca 2, 22-40
HO VISTO LA SALVEZZA
Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte (BG) pag. 28-30; Santa Famiglia, Anno B
- La visitata da Dio, la resa amatissima e quindi bella dalla grazia di Dio, la costituita aurora del sole, terra del cielo, grembo della parola, per questo nella gioia, è il sì nell’esultanza e ad alto prezzo al Dio sceso presso di lei nel suo angelo. Un sì a nome di tutta la creazione che in lei partorisce il “Signore salva”, Gesù, in lei porgendolo a tutti, a Israele e alle genti rappresentate dai magi. Tra gli altri a un anziano di nome Simeone, «uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto di Israele» (Luca 2, 25). Un generare e un porgere a cui è testimone attento, discreto e premuroso lo sposo di Maria di nome Giuseppe.
- Il fiuto interiore, suscitato in Simeone dal Soffio che scende dall’alto, lo ha portato a incrociare Maria e Giuseppe, casa terrestre della dimora di Gesù, esemplificazione dei due o tre tra i quali egli è, dalle braccia dell’una alle braccia dell’altro la cui bocca si apre alla profezia: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Luca 2, 30-32).
L’anziano vede in quel bambino il compiersi di un’attesa secolare, il farsi vicino come non mai di Dio a portare a compimento il mai venuto meno anelito di riscatto da parte dell’umanità, evento che per Israele è motivo di vanto, dal suo seno esce la luce delle genti. Luce data dall’uscita dalla tenebra della non salvezza, esodo verso una redenzione dai molti nomi, detta e declinata in molti modi nel Nuovo Testamento e nella storia della chiesa. Uno dei quali, oggi, potrebbe essere “dono di senso” al giorno dato a vivere, all’ora data a morire, alla nostalgia di infinito. Senso, detto in linguaggio giovanneo, dato dalla iniziazione alla conoscenza della propria ineffabile origine, del proprio ineffabile, perché del proprio ineffabile approdo resi evidenti a noi in quel bambino. Da dove sei? Sono dal Padre. Da dove vieni? Vengo dal Padre. Perché ci sei? Per compiere la volontà del Padre, non privare nessuno dei suoi occhi che sprigionano fiducia, speranza e amore verso tutti e ciascuno in maniera singolarissima per ciascuno. Dove vai? Vado al Padre.
- Prendere tra le braccia, ospitare tra di noi, far nascere in noi quel bambino risorto: «Che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori» (Efesini 3, 17) significa esser fatti nascere a sua immagine. Nell’«ho visto il Signore» (Giovanni 20, 18) ho visto me stesso: «A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (Giovanni 1,12), da lui generati, da lui inviati, da lui attesi. Visione salvifica che emerge da una pagina attraverso la quale la chiesa, a cui sono icona Maria e Giuseppe, porge all’assemblea liturgica, a ciascuno e a ogni creatura la Luce di Dio, che è Cristo; da una pagina attraverso la quale la chiesa, ciascuno e in prospettiva ogni uomo, a cui è icona Simeone, sono chiamati ad accogliere la salvezza di Dio che è Cristo. In lui e come lui amati da sempre, amati per sempre, inviati ad amare vittima e carnefice perché Dio vuole che il carnefice diventi vita donata a vantaggio delle vittime. La sua condanna a morte genera un morto in più, il suo riscatto genera una stella in più per i poveri della terra. C’è sempre un natale per tutti e, la cosa non va sottaciuta, la possibilità di contraddirlo (Luca 2,34).
Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose. Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).