III DOMENICA DEL TERMPO ORDINARIO
Anno B – Gio 3, 1-5.10; 1Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20
DALL’ANNUNCIO ALL’APPELLO ALLA SEQUELA
Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte (BG) pag.106-108; 3.a Domenica del T.O. – Anno B
1. Il racconto di Marco si apre con la presentazione del “manifesto” di Gesù (cf. Marco 1, 14-15) e con la chiamata dei primi discepoli (cf. Marco 1, 16-20), introduzione alla prima parte del Vangelo (Marco 1, 14-8, 30) interamente centrata sulla domanda: «Chi è Gesù?». Se lo chiedono la folla (cf. Marco 1, 27; 6, 2), i discepoli (cf. Marco 4, 41) e gli avversari (cf. Marco 6, 14), e a un certo punto è Gesù stesso a domandare ai suoi che cosa la gente e loro stessi pensino di lui (cf. Marco 8, 27). Ne va di mezzo il pensare Dio e il pensare l’uomo.
2. Domanda pertanto decisiva da molti punti di vista e a cui viene data una prima risposta nelle parole programmatiche con le quali Gesù apre il suo ministero pubblico: «Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo”» (Marco 1, 14-15). Versetti illuminanti nel presentare Gesù in termini di “annunciatore”, di portatore di una buona notizia da parte di Dio, il cui contenuto è il farsi vicinissimo del regno di Dio, un venire che porta a compimento il tempo delle attese.
Affermazioni il cui senso l’evangelista dà per scontato, presupponendo la conoscenza del retroterra che le ha generete, l’Israele dei poveri che, deluso dei re e dei regni terreni, attende, ancorato alle promesse profetiche, il re ideale dedito a instaurare un mondo nel diritto, nella giustizia e nella pace, un mondo finalmente nell’ordine denominato regno di Dio. Un mondo ove la stessa morte sarà vinta (cf. Isaia 25, 8). Gesù entra in scena proclamando che il tempo del dipanarsi di questa regalità di Dio, altra da quella dei governatori del mondo, attesa, sognata e pregata – solo i poveri sono soggetto di autentica speranza -, è giunto, capovolgendo il disordine costituito, si fa evento. Con lui il tempo si apre a una possibilità inedita: l’avvio di una storia diversa, frutto di una nuova alleanza Dio-uomo; un tempo favorevole come non mai, decisivo, ultimo (cf. Galati 4, 4). “Dove” tutto questo? Nella presenza, nel gesto, nella parola e nella Pasqua di Gesù, risponderà il Vangelo di Marco. Lì la regalità liberatrice di Dio avviene e si rende definitivamente e compiutamente presente come atto di cura per il povero mondo nel caos-disordine, generando il nuovo; lì in Gesù, simultaneamente annunciatore e luogo del farsi vicino, in forma adempiuta, del grande Angelo custode dell’universo e di ciascuno, da Gesù denominato suo Padre. Un annuncio che diventa appello: «Convertitevi e credete», aderite cioè all’atto perfetto e definitivo d’amore di Dio in Cristo, escatologico appunto, con un atto di fede salda e fiduciosa che coinvolga mente, cuore e vita. Lasciate che l’annuncio si apra una strada in voi e ne sarete trasformati, divenendo voi stessi luogo del porsi storico dell’atto di amore di Dio in Cristo.
3. Un appello, quello che si legge in Marco 1, 16- 20, che diventa chiamata, simile alla chiamata di Eliseo da parte di Elia (cf. 1Re 19, 19-21), e non a caso «lungo il mare di Galilea» (Marco 1, 16), il lago di Tiberiade detto mare a motivo della valenza simbolica di quest’ultimo. Mare infatti letto come metafora di un mondo abitato da potenze oscure, che rendono precaria la navigazione della vita; mare che Gesù attraverserà da una riva all’altra coinvolgendovi altri, resi partecipi del suo attraversare il male addomesticandolo. Gesù, allora come ora, incrocia il cammino dell’uomo: passa, vede. I tratti della vocazione sono posti: in principio vi è sempre l’iniziativa sovrana di Gesù, il Signore che posa il suo sguardo amico, che elegge, che chiama per nome e che interpella a stare con lui per sempre, partecipi del suo sogno, quello di un Dio in lui definitivamente vicino. E partecipi della sua sorte. Un Gesù il cui “chi sei” si risolve, in questa pagina, nell’essere la vicinanza esaustiva della regalità di Dio per l’uomo, il prosieguo del Vangelo ne sarà la spiegazione.
Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.
Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).