SANTISSIMA TRINITÀ  

Anno B – Dt  4, 32-34.39-40; Rm 8, 14-17; Mt 28, 16-20 

IL DIO DEI CRISTIANI 

Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte  (BG) pag. 97-99; Santissima Trinità – Anno B 

1. A proposito del Dio dei cristiani va sottolinea to che in principio vi è la non conoscenza; in mezzo  un Tu di nome Gesù che dice di sapere; e a  conclusione un noi a cui viene notificata e donata  tale conoscenza. «Dio, nessuno lo ha mai visto: il  Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è  lui che lo ha rivelato» (Giovanni 1, 18), lui che parla  di quel che sa e testimonia quel che ha veduto (cf.  Giovanni 3, 11). In lui il Dio che «abita una luce  inaccessibile: nessuno tra gli uomini lo ha mai visto  né può vederlo» (1Timoteo 6, 16) si è reso  accessibile, l’invisibile si è fatto volto e il silenzio si  è fatto parola. In lui, Gesù il Figlio, venuto a  manifestare il Padre e a porgere il dono del Padre,  lo Spirito consolatore, maestro di verità e avvocato  difensore, “altro” dal Figlio (cf. Giovanni 14, 18). Il  nome del Dio dei cristiani è posto: Padre, l’amante,  Figlio, l’amato, Spirito, l’amore che li unisce, e posto  è il suo rapportarsi all’uomo: l’Amante ama la  creatura umana al punto da graziarla nell’Amato e  da renderla capace di amare nell’Amore (cf. 2Corinzi 13, 13). 

Questo è il Dio in cui veniamo battezzati,  immersi nel suo amore, nella sua gratuita  benevolenza e nella sua capacità di generare  comunione (Matteo 28, 19). Conoscenza al di là  della portata dell’uomo a cui è iniziazione Gesù di  Nazaret, il venuto da lontano per far risalire l’uomo  alla sorgente da cui tutto procede, il Padre per il  Figlio nello Spirito, per condurre l’uomo alla foce  verso cui tutto tende, il Padre per il Figlio nello  Spirito, e per indicare all’uomo il come pensare  l’umanità, una e distinta nell’amore, nella libertà e  nella reciprocità, a misura del modello o archetipo  trinitario: «Cosa molto buona, molto bella» (Genesi 1, 31). 

Davvero il Dio rivelato da Gesù è un “tu” singolare, in sé e per sé al contempo uno e  comunionale-relazionale, il fondale da cui  scaturisce l’umano in sé e per sé, a sua immagine e somiglianza, al contempo uno e comunionale relazionale. Un dover essere contraddetto da un  frattempo storico sottomesso ad altri miti fondatori  quali il dominio, la coltivazione di un principio  identitario esclusivo ed escludente e l’assoluto della  proprietà. 

2. È un dato di fatto che settori sempre più  avvertiti della cultura contemporanea invitino  l’uomo a recuperare i propri archetipi, non come  reperti archeologici ma come narrazioni e icone  capaci di dischiudere il convivere umano a sensi  veri e alti. Un invito che provoca la comunità  credente a una rivisitazione e a una rilettura della  Trinità come mistero che riguarda molto da vicino  l’umanità: la sua origine, da una divina volontà di  bene; la sua forma, una e distinta; e la sua modalità  relazionale, in una reciprocità dettata dall’amore. Il  tutto nella libertà. 

Trinità dunque come fondazione, modello, modo  di es sere e altresì approdo ultimo dell’umano, a cui  la chiesa chiamata a essere segno storico visibile.  Chiesa quindi n autoreferenziale, ma relativa al  mondo, a esso segno del dove, del come e  dell’approdo dell’umanità generata a immagine  della Trinità. Chiesa sempre bisognosa di riforma a  motivo dell’insolvenza del mandato ricevuto: ne  sono prova la sua divisione e la sua mala versione  dell’amore, il suo opaco riflesso della cura  premurosa del Padre apparsa nell’esserci del Figlio,  il suo essere con e per l’altro fino alla consumazione  di sé in termini unilaterali. Un tradire a cui è  risposta l’ecumenismo, evento dello e nello Spirito  nel suo guidare all’unità nell’essenziale, nel più  assoluto rispetto della distinzione dei soggetti  ecclesiali o denominazioni confessionali e del loro  peculiare modo di tradurre il cuore del vangelo.  Nella frequentazione e nello scambio, espressione  di un amore in cui il cattolico, l’ortodosso e il  protestante, al pari di ogni creatura sotto il sole,  divenuti cari, non sono allo stretto nel cuore del  cattolico, dell’ortodosso e del protestante. Discorso, infine, che riguarda ogni chiesa locale,  ogni famiglia, ogni monastero e ogni persona, tutti  chiamati a divenire dimora e icona della Trinità:  amati dal Padre, graziati nel Figlio e nello Spirito  resi appassionati di unità, di differenza e di  reciprocità, mossi da una passione d’amore che, a  cominciare dal qui e ora della propria località e  temporalità, non esclude e non sacrifica nessuno. 

3. Il problema per i cristiani non è l’esistenza o  meno di Dio, ma quale Dio. Loro compito è non  privare la terra del Dio di Gesù per guardare la terra  con gli occhi del Dio di Gesù: occhi di amore, il  Padre, che inondano di grazia, il Figlio, e che fanno  fiorire a una unità distinta e reciproca lo Spirito,  contraddistinta dal prendersi cura dell’altro,  persona, popolo e continente. Smarrire i simboli,  nel caso un “tu” personale, è perdere le radici del  bene-vivere, è lasciare spazio agli idoli dai  molteplici nomi, radice del male-vivere.

Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.

Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).