XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

Anno B – Giosue 24, 1-2a. 15-17.18b; Efesini 5, 21-32; Giovanni 6, 60-69 

DA CHI ANDREMO? 

Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte  (BG) pag. 165-167; 21.a Domenica del T.O. – Anno B 

1. Non tutti gli incontri si equivalgono, quello con  Gesù è presentato dall’evangelista Giovanni come  non esente da tratti estremamente spigolosi a  motivo di pretese ritenute eccessive dai suoi  uditori. Un prendere le distanze da lui e dal suo  messaggio che investe la stessa cerchia dei  discepoli: «Gesù disse queste cose, insegnando nella  sinagoga di Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo  aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi  può ascoltarla?”» (Giovanni 6, 59-60). Essa  scandalizza (cf. Giovanni 6, 61) gli stessi dodici:  «Volete andarvene anche voi?» (Giovanni 6, 67).  Pietra d’inciampo è sicuramente la lettura che Gesù  dà della sua messianicità. Il suo essere “re” non  coincide con il modello di chi lo aveva riconosciuto  tale a seguito della moltiplicazione dei pani (cf.  Giovanni 5, 15), e neppure coincide con il modello  che ne aveva Pilato (cf. Giovanni 18, 37-38). Gesù si  rifiuta di divenire un governatore politico al soldo  delle attese della liberazione dal giogo romano e di  un pane garantito, e altresì si nega a ogni  concordato con i poteri costituiti; il “braccio  secolare” è non voluto come “strumento del regno”,  e gloria e successo umani, i segni del potere, gli  sono stranieri (cf. Giovanni 5, 41). E questo  scandalizza i suoi stessi seguaci, li delude: «Noi  speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato  Israele» (Luca 24, 21; cf. Atti 1, 6). Discepoli  chiamati a una intelligenza altra di lui, “re” nel quale  Dio dà avvio al sorgere di un mondo nuovo, a  partire dalla sua voluta e radicale disponibilità di  amore. Non solo, e qui l’inciampo raggiunge il  culmine, ma egli stesso “è” questa disponibilità  d’amore inviata dal Padre, narrata dal suo corpo e  offerta alla nostra bocca in forma di pane e di vino.  Si tratta dunque di nutrirsi di lui-amore per  divenire, da folla anonima e manipolabile, soggetti  liberi che trasmettono amore: la sola via che apre a  un mondo nella luce, vivo. 

2. Prendere o lasciare. Re è quel coronato di  spine che veste un mantello di porpora, il rosso  dell’agápe: «Ecco il vostro re» (Giovanni 19, 14),  «Ecco l’uomo» (Giovanni 19, 5). La chiamata è a  divenire uomini nobili, e tali lo sono i consegnati  senza misura e eccezioni all’altro, pane al suo bisogno di vita. 

Questo insegna oggi Gesù nelle assemblee dei  convocati a cena con lui, e a ogni creatura,  l’insegnamento di un venuto dal cielo che ritornerà  al cielo compiuta la sua opera (cf. Giovanni 6, 62).  L’opera affidatagli da Dio di non privare l’uomo di  «parole che sono spirito e vita» (Giovanni 6, 63),  spirito perché provengono da Dio che è Spirito (cf. Giovanni 4, 24) e vita perché il dire di Dio è sempre  un bene-dire, finalizzato cioè a ricomporre in unità  guarita e amica la non vita della irriconciliazione  Dio-uomo-cosmo-eternità. Irriconciliazione opera  di logiche di potere puramente mondano, questo  significa il termine “carne” (cf. Giovanni 6, 63). Che  fare? (cf. Giovanni 6, 28). Null’altro che rispondere  alla provocazione di Gesù: «Volete andarvene anche  voi?» (Giovanni 6, 67), con quanto detto a nome di  tutti da Simon Pietro: «Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto e  conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Giovanni 6,  68-69). Non tutti gli incontri si equivalgono, quello  con Gesù è con un Tu conosciuto e creduto come il  santo, come il riflesso stesso della bontà di Dio; un  Tu la cui compagnia e la cui presenza misteriosa in  noi fa di noi figli e figlie della vita eterna. Iniziati al  proprio nome: amati; al proprio che fare: amare; al  proprio destino: per sempre. 

3. Da chi mai andremo? Dal «più bello tra i figli  dell’uomo» (Salmo 45, 3), «senza più né bellezza né  decoro» (Isaia 53, 2) «per dare a te bellezza e  decoro. Quale bellezza? Quale decoro? L’amore  della carità, affinché tu possa correre amando e  amare correndo […]. Guarda a colui dal quale sei  stato fatto bello» (sant’Agostino).

Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.

Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).