PENTECOSTE
Anno B – At 2, 1-11; Gal 5, 16-25; Gv 15, 26-27; 16, 12-15
FIGLI DEL VENTO
Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte (BG) pag. 92-94, Pentecoste – Anno B
1. Cristianesimo è l’auto-rivelarsi e l’auto comunicarsi di Dio in Cristo come amore senza argini per l’uomo fallito. Un Dio che in Cristo messo in croce china il capo verso chi lo uccide e verso il mondo intero, consegnando-donando il suo Spirito (cf. Giovanni 19, 30): l’amore nel momento stesso che viene spento raccoglie l’ultimo suo respiro e lo espande sul cosmo intero. Un Dio che nel Cristo risorto alita sopra i suoi il suo Spirito (cf. Giovanni 20, 22), ove Spirito sta per soffio e soffiare, a trasmissione di ciò che si ha nel cuore e di ciò che sta a cuore. Se l’accoglienza e la cura dell’altro, il soffio sull’altro, diventa indice di attenzione e di premura: pulirlo da ciò che lo sporca, alleviarlo da ciò che gli arreca dolore, ravvivarlo da ciò che lo fa morire e sradicarlo da ciò che gli impedisce di camminare. È il soffio di Gesù venuto non a spegnere, ma a ridare vita ai condannati a morte (cf. Matteo 12, 20).
Non tutti i soffi si equivalgono, per questo è urgente il «discernimento degli spiriti» (1Corinzi 12, 10) per tenere ciò che è buono (cf. 1Tessalonicesi 5, 21): fondamentale per l’uomo infatti è sapere chi o che cosa lo sospinge e lo fa muovere, quale vento, quale aria, quale soffio. In breve, quale spirito.
2. Questo spiega la centralità della Pentecoste nell’esperienza cristiana, il puntualizzare il da dove, il tramite chi, il verso dove e il perché del dono dello Spirito o Soffio santo: da esso dipende la qualità dell’esistere umano personale e comunitario. Spirito, così in Giovanni, la cui origine è dal Padre (cf. Giovanni 14, 16; 15, 26); il cui tramite è Gesù, il risorto (cf. Giovanni 7, 37- 39; 14, 26; 15, 26; 16, 7), per questo è venuto (cf. Giovanni 1, 33; 3, 1-15); la cui destinazione è particolare: presso i discepoli (cf. Giovanni 14, 17), interiore, nei discepoli (cf. Giovanni 14, 17), e universale: «Il vento soffia dove vuole» (Giovanni 3, 8); Spirito il cui perché, che ne verifica l’autenticità, è dato dai frutti che produce. Egli, infatti, è il “chiamato vicino”, questo significa Paraclito, a suggerire-soffiare all’uomo il suo essere dimora (cf. Giovanni 14, 23) del «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Giovanni 20, 17), in un rapporto filiale (cf. 1Giovanni 3, 1-3) e di adorazione (cf. Giovanni 4, 24); e a suggerire-soffiare all’uomo il suo essere dimora del Figlio (cf. Giovanni 14, 23) «Maestro e Signore» (Giovanni 13, 13), in un rapporto amicale (cf. Giovanni 15, 15) nell’ascolto di una parola di cui lo Spirito stesso è memoria, annuncio e spiegazione al cuore personale e comunitario (cf. Giovanni 14, 26; 16, 13-15).
E ancora Spirito chiamato vicino a suggerire soffiare all’uomo il suo essere dimora dell’uomo in un rapporto fraterno, a misura di quello di Cristo: «Amatevi come io vi ho amato» (Giovanni 13, 34). Nessuno è straniero e estraneo al cuore del discepolo, lo Spirito di comunione (2Corinzi 13,13) genera creature di accoglienza ospitale dell’altro: infranta ogni barriera divisoria. Spirito infine chiamato vicino a suggerire-soffiare all’uomo il suo essere dimora della vita eterna: egli è la mano di Dio che scrive in ogni corpo fragile e mortale l’«Io sono la risurrezione e la vita» del Cristo (cf. Giovanni 11, 25). Se figli, anche «eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Romani 8, 17).
3. Pentecoste, dunque, come apice dell’azione di Dio a vantaggio dell’uomo; nel Risorto il dono di uno Spirito che introduce all’ordinarietà della vita; liturgicamente il “tempo ordinario”, in maniera singolare. In compagnia di un Tu unico: «Non vi lascerò orfani, verrò da voi» (Giovanni 14, 18) con il mio Dio; orientati da una parola unica, amatevi e amate con mente, cuore e orizzonti dilatati sapendo che non si esagera mai abbastanza; sostenuti da una speranza unica: «Dov’è, o morte, la tua vittoria?» (1Corinzi 15, 55). Per questo cantiamo il Vieni, santo Spirito, il vento inviato dal Padre e soffiato dal Risorto a spazzare via l’uomo vecchio che è in noi e a dare forma all’uomo nuovo che dobbiamo essere noi: terra che adora, terra che ama, terra che spera. Figli del vento.
Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.
Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).