V DOMENICA DI QUARESIMA 

Anno B – Ger 31, 31-34; Eb 5, 7-9; Gv 12, 20-33. 

VOGLIAMO VEDERE IL SIGNORE 

Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte  (BG) pag. 59-61; 5.a Domenica di Quaresima – Anno B 

1. Alcuni greci, «timorati di Dio» (Atti 10, 2)  convertiti al monoteismo d’Israele e saliti a  Gerusalemme per la Pasqua, esprimono a Filippo e a Andrea, nomi di origine greca, il desiderio di vedere  Gesù, di incontrarlo personalmente. Una richiesta la  cui risposta è contenuta nell’insieme del discorso di  Gesù, l’ora dell’appuntamento con ogni creatura e  popolo sarà quella della croce, allora egli attirerà  tutti a sé e tutti volgeranno lo sguardo sull’innalzato-trafitto (cf. Giovanni 19, 37). L’ora  della gloria. Un vocabolario che merita attenzione. 

2. Il vocabolario dell’ora: «È venuta l’ora»,  «adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre,  salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono  giunto a quest’ora» (Giovanni 12, 23.27). La  speranza giudaica era rivolta al giorno e all’ora  dell’intervento definitivo di Dio nella storia, e il  Gesù di Giovanni legge se stesso come l’inviato del  Padre a dare compimento a questa promessa attesa:  l’ora del Padre è la pasqua del Figlio, la sua passione  che lo turba e da cui vorrebbe essere salvato, la sua  resurrezione-glorificazione e la pentecoste o invio  dello Spirito. È l’ora per la quale Gesù è venuto: l’ora  della gloria (cf. Giovanni 12, 23.27-28), l’ora del  giudizio (cf. Giovanni 12, 31) e l’ora della attrazione  del tutto umano (cf. Giovanni 12 ,32). L’ora della  gloria: «Padre, glorifica il tuo nome» (Giovanni 12, 28), manifesta cioè all’esterno, pubblicamente, la  spessa e luminosa verità racchiusa nel tuo nome di  Padre, in cui sta la tua consistenza. Un desiderio,  questo di Gesù, che ha il suo momento epifanico  proprio nella sua pasqua; lì il pesante spessore del  Padre, gloria significa infatti peso, raggiunge il  proprio il proprio vertice.  

Vocabolario minimo che dischiude alla intelligenza del Vangelo di Giovanni. Gesù è venuto a  rivelare Dio come dedizione assoluta all’uomo, la  croce ne racconta l’amore fino all’ultimo respiro e  all’ultima goccia di sangue, la risurrezione ne  racconta l’amore fin nella tomba, la pentecoste ne racconta l’amore nel dono di un soffio che fa volare  ad altezza di figli donati alla terra come suoi custodi  destinati all’eterno. Questi è il Padre di Gesù, questa la sua verità o gloria. Padre che a sua volta rivela  nella medesima ora pasquale la gloria di Gesù, la  sua verità di Figlio riflesso adempiuto per tutte le genti di Dio-amore: «È venuta l’ora che il Figlio  dell’uomo sia glorificato» (Giovanni 12, 23).  L’ora della gloria è altresì l’ora del giudizio: «Ora  è il giudizio di questo mondo; ora il principe di  questo mondo sarà gettato fuori» (Giovanni 12, 31).  L’ora del Figlio, espressione suprema dell’agape del  Padre per il mondo umano, diventa simultaneamente e inesorabilmente giudizio su un  certo mondo. Non è giudicato conforme alle  aspettative di Dio una umanità posta nella  menzogna, e tale lo è quella fondata sull’odio, sulla  idolatria e sull’adesione ai persuasori occulti e  subdoli che spingono al male. Una umanità  giudicata falsa alla luce del suo opposto, la verità in  termini di dedizione di sé evidente nel Cristo in  croce, in termini di una immagine bella e buona di  Dio evidente nel Cristo in croce e in termini di  adesione al persuasore interiore di nome Spirito  che dischiude a un esistere nell’adorazione, nel  dono di sé e nell’attesa della risurrezione sulle orme  di Cristo. La Pasqua del Cristo diventa così il metro  di misura della verità o della falsità del mondo, e il  principe-principio di una umanità nella inimicizia e  nella assolutizzazione del relativo viene cacciato  fuori dalle coscienze attratte “dal posto in alto”. 

E qui si apre un nuovo paragrafo, l’ora della  attrazione: «E io, quando sarò innalzato da terra,  attirerò tutti a me» (Giovanni 12, 32). L’amore di  Dio in quell’innalzato-trafitto non esclude nessuno e  Dio in Cristo in maniere a noi sconosciute attrae a  sé tutti, nella Chiesa e al di fuori dei confini  istituzionali della Chiesa, a noi basta sapere che egli  è nascosto nel profondo più profondo di ogni  coscienza umana e che prova ne è il linguaggio della  cura dell’altro.

3. A noi provocati a chiederci se davvero  desideriamo vedere il Signore, se davvero  consideriamo la Croce l’ora del suo più alto farsi  conoscere come verità di Dio e dell’uomo e se  davvero siamo disposti a porci al suo servizio (cf.  Giovanni 12, 26). Il servizio dell’annuncio di un Tu  nel quale il Padre si rivela come vita perduta per  l’uomo; il servizio della testimonianza di un Tu e di  suo Padre attraverso una vita non ripiegata su di sé  ma aperta al dono di sé fino a perdersi, la via che  conduce alla vita eterna; e il servizio della  proclamazione di un Tu sotteso quale «Latens  deitas» nel cuore di ogni creatura aprendola al  bene: «Cristo è più preoccupato che tutti gli uomini  siano salvi, che non che sappiano chi è il loro  Salvatore» (Raniero Cantalamessa). Chi fa questo  sarà onorato da Dio: «Se uno serve me, il Padre lo  onorerà» (Giovanni 12, 26).

Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.

Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).