II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

Anno B – 1Sam 3, 3b-10.19; 1Cor 6, 13c-15a. 17-20; Gv 1, 35-42 

CHI E CHE COSA CERCHIAMO 

Giancarlo Bruni O.S.M., in Buona cosa è il sale, ed. Servitium ed. a Cura del Priorato di Sant’Egidio – Sotto il Monte  (BG) pag.103-105; 2.a Domenica del T.O., Anno B 

1. La testimonianza del Battista su Gesù frutto di  uno sguardo intenso (cf. Giovanni 1, 35), il vedere  donato da Dio (cf. Giovanni 1, 33-34), si conclude  con un annuncio ai suoi discepoli: Gesù è l’«Agnello  di Dio» (Giovanni 1, 36), vale a dire il “servo  sofferente” del Signore (cf. Isaia 52, 13-53,12) che,  in forma di agnello innocente, mite e forte (cf. Esodo 12, 1-28; 1Corinzi 5, 7; Apocalisse 5, 6.12), prende su  di sé, porta e toglie via il peccato del mondo. Gesù è  l’inviato a coagulare su di sé in un atto di amore  unico il male dell’uomo, liberandone l’uomo. Un atto  avvenuto una volta per sempre, che permette, ieri  come oggi, di guardare il mondo con tutto il suo  male come mondo amato e perdonato da Dio  nell’atto di donazione di sé dell’Innocente. Tutto ciò  che è esistito, esiste ed esisterà è oggettivamente  avvolto e incluso in questo abbraccio di amore  redentivo. Una testimonianza, questa del Battista, che segna  al contempo il suo eclissarsi dalla scena per lasciare  il posto a Gesù: «Egli deve crescere e io invece  diminuire» (Giovanni 3, 30). E «due discepoli,  sentendolo parlare così, seguirono Gesù» (Giovanni 1, 37). Nella tradizione giovannea i primi seguaci di  Gesù provengono dalla cerchia del Battista, e al  verbo “seguire” sono sottesi due significati: fare  fisicamente la stessa strada e camminare nella  medesima direzione di vita. 

2. Gesù, che non ha chiamato i “due”, si sente  seguito dai “due”, si volta indietro e guardandoli  rivolge a essi una domanda: «Che cosa cercate?»  (Giovanni 1, 38), che volete da me, cosa vi attendete da me? È questa la prima parola rivolta all’uomo dal  Gesù terreno, così come la prima parola del Gesù  risorto rivolta alla Maddalena sarà: «Donna perché  piangi? Chi cerchi?» (Giovanni 20, 15). Gesù inizia la  sua attività pubblica presentandosi come  suscitatore di domande: uomo che cosa cerchi e chi  può venire incontro al tuo indagare, al tuo invocare  e al tuo attendere senso e salvezza? E in me che cosa cercate? E che mai se non se stessi, nella  intuizione che in lui ci è dato fissare lo sguardo sulla  nostra sospirata verità e sul come camminare  secondo verità? Non a caso la risposta dei due, e in  loro dei molti, è: «Maestro dove abiti?» (Giovanni 1,38), a voler dire che essi, al pari di Nicodemo (cf.  Giovanni 3, 2), cercano in Gesù un maestro di  sapienza di cui frequentare l’abitazione, la casa  appunto della sapienza. E questo in obbedienza a  una tradizione in cui il “cercare” è strettamente  legato al “sapere”: «Io, la sapienza, […] amo coloro  che mi amano, / e quelli che mi cercano mi trovano»  (Proverbi 8, 12.17). Un trovare talmente decisivo da  ricordarsene persino l’ora: «Erano circa le quattro  del pomeriggio» (Giovanni 1, 39). 
Vi sono giorni e momenti di grazia non più  dimenticabili, inizi di un itinerario sapienziale  aperto a orizzonti inediti che si affacceranno  facendo strada insieme, sostando presso di lui, Gesù  la Parola sapiente venuta a porre la tenda della sua  scuola tra di noi. E sarà proprio l’assiduità di una  relazione a far emergere la molteplicità dei  significati racchiusi nel “dove abiti”, domanda che  include il “dove abitiamo”. Gesù il maestro-agnello  abita nel Padre, tra di noi, con noi e in noi che  abitiamo-dimoriamo-siamo in lui, nel suo amare e  nella sua parola come tralci nella vite (cf. Giovanni 15, 1-2.4.7.9). Costituiti casa della Sapienza  attraverso cui il Sapiente continua a espandere  sillabe di luce sui mendicanti granelli di sale che  diano sapore al vivere e al morire, costituiti dimora  dell’Innocente che in mitezza forte continua a farsi  carico del male del mondo senza nuocere a chi il  male compie. 

3. La pagina evangelica inizia con uno sguardo  attento e fondo, quello del Battista che sa cogliere la  verità di Gesù agnello, e si conclude con uno sguardo attento e fondo, quello di Gesù che coglie  Simone nella sua verità di “pietra solida” (cf.  Giovanni 1, 42). Nell’intermezzo vi è ancora lo  sguardo di Gesù sui due e su ciascuno come parola  che risveglia la coscienza all’urgenza del porsi la  grande domanda, dell’intraprendere il viaggio verso  il che cosa veramente cerchiamo e il chi può  veramente aiutarci in questa ricerca. Fondamentale  è il discernimento dei desideri ultimi e degli amici  decisivi: Gesù agnello che si accompagna a noi lupi  in forte tenerezza e a noi volpi in semplicità di  fanciullo; Gesù maestro di sapienza che si  accompagna alla nostra non conoscenza aprendola  al mistero: filialità è il nostro nome, fraternità è il  nostro compito, eredità è il nostro destino. Questo è  sapere chi e che cosa cerchiamo, chi e che cosa, al  pari del Battista, indichiamo.

Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all’Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.
Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).